Alla 100km del Sahara con Adriano Zito
Si è svolta dal 12 al 18 maggio 2000 la seconda edizione della "100km del Sahara", corsa a tappe nel sud della Tunisia. L'organizzazione ed i suoi mezzi si erano portate sul percorso di gara selezionato già da una settimana per indicarlo con i segnali convenuti, infatti una delle caratteristiche di questa manifestazione è che il percorso è interamente tracciato e facilmente riconoscibile durante la corsa, non è questa una prova che prevede doti e cognizioni di orientamento. Bisogna precisare che durante il mese di gennaio si era svolta la vera ricognizione del tracciato di gara da parte degli organizzatori. Un discreto spiegamento di forze considerando che, oltre ai mezzi dell'organizzazione partiti dall'Italia, cioè sei auto Land Rover attrezzate di cui una munita di cella frigo ed una cucina da campo all'altezza per garantire una cucina idonea basata per la quasi totalità su prodotti italiani (come pasta, parmigiano e prosciutto) in questa edizione era stato affidato ad uno staff locale il servizio di montaggio e smontaggio dei tendoni berberi utilizzati per la notte, il trasporto di una cisterna di acqua che consentisse ai partecipanti alla fine della tappa di potersi lavare e rinfrescare, e la presenza della scopa affidata a due dromedari con i rispettivi conducenti.
Nell'oasi di Chinini, patrimonio dell'umanità
Nel primo pomeriggio di venerdì 12 appuntamento con i concorrenti all'arrivo all'aeroporto di Djerba e trasferimento con i mezzi 4x4 dell'organizzazione presso il campo montato ai piedi della vecchia oasi di Chinini arroccata su una montagna e talmente bella e suggestiva che è annoverata tra i beni protetti dell'Unesco perché classificata bellezza di patrimonio dell'umanità. Si danno immediatamente luogo alle verifiche tecniche ed amministrative e verso le 20,30 nel tendone attrezzato a refettorio viene servita la cena. Infatti un'altra caratteristica della manifestazione è che non è in autosufficienza ed i partecipanti sono a carico dell'organizzazione per la colazione e la cena di tutti i giorni. Alle 21,30 un gruppo musicale in costume dà il benvenuto con uno spettacolo fatto di ritmi e di balli, una nota folkloristica importante a segno di una collaborazione tra gli enti locali coinvolti e l'organizzazione. Sono infatti presenti il presidente del sindacato di iniziativa turistica della regione, il sindaco di Chinini ed alcune altre rappresentanze politiche di Tataouine in rappresentanza del Governatore compresa la guardia nazionale che vigilerà sull'intera manifestazione.
Il nubifragio nel deserto
La partenza della prima tappa di ventitre chilometri è prevista per le 9,30 ma la sveglia è di buon ora con le note del maestro Luciano Pavarotti che si diffondono nell'accampamento attraverso l'impianto musicale. La temperatura è molto buona, 24 gradi centigradi alla partenza e durante la tappa salirà fino a 35, è molto buona considerando che nella prima edizione vi erano mediamente quindici gradi in più! I primi tre chilometri sono caratterizzati dalla salita lungo le stradine dell'oasi in mezzo ad abitazioni abbandonate e a granai in disuso. Si attraversa lo oued (fiume in secca) che divide la vallata e comincia una lunga mulattiera in salita che porta i concorrenti sul crinale opposto: sono sei chilometri durante i quali i mezzi della organizzazione non possono seguire gli atleti. Solo all'inizio della pista è previsto un controllo medico ed una spuntatura di tutti i partecipanti. Da qui la pista sinuosa fatta di saliscendi con un fondo compatto e sassoso accompagna i concorrenti fino al primo ristoro con acqua, tè ed arance a disposizione. I ristori previsti sono sempre uno fisso al dodicesimo chilometro circa di ogni tappa, e nella seconda parte della tappa mezzi attrezzati con acqua fresca rifocillano i concorrenti al loro passaggio. Il primo fine tappa è previsto in una macchia verde fatta di palme da dattero ed i tendoni berberi vengono montati all'ombra delle stesse. La tappa si conclude regolarmente nella tarda mattinata ed i concorrenti, dopo essersi rifocillati, si perdono in racconti sui chilometri fatti e le emozioni provate. Tutto è tranquillo e nulla lascia immaginare che da lì a poco la zona verrà investita da un nubifragio di una violenza inaudita (sembra impossibile parlare di nubifragio alle porte del grande deserto del Sahara eppure...). Il cielo azzurro ed il sole pieno in pochissimo tempo danno spazio a nuvolosi neri trasportati dal forte vento e l'incredulità regna tra i presenti. Un violento temporale si abbatte, il terreno assolutamente impermeabile, attraverso le sue pendenze naturali non fa altro che raccogliere l'acqua piovana e convogliarla lungo la pista che si trasforma in torrente che a sua volta viene ingrossato da altri piccoli corsi di acqua che si formano man mano. Ora possiamo capire i racconti sulle ondate di piena e sulla forza degli oued quando si gonfiano di acqua, e della leggenda che vede nel deserto più morti annegati che di sete! Alcuni mezzi dell'organizzazione stentano a raggiungere il campo che nel frattempo si è animato di volontari che stanno montando altri tendoni per creare delle zone riparate per la cena ed eventualmente per la notte visto che i tendoni berberi, nati per il sole e per il vento del deserto poco si adattano all'acqua e la parte superiore, in lana di cammello trattata, imbarca acqua. Una buona zuppa calda ed una dose maggiorata di vino riportano il buonumore.
Nel deserto al chiaro di luna
Il mattino successivo sembra di aver sognato, non vi sono tracce tangibili del violento temporale, il sole brilla alto e la temperatura sale; solo alcuni inconfutabili particolari ci fanno capire che non è stato il vino a farci scherzi, è successo davvero!! Questa esperienza ci mancava proprio e sarà certamente un ricordo indelebile. La seconda tappa è di ventiquattro chilometri ed il percorso si snoda attraverso vallate successive che variano inesorabilmente nel paesaggio che con il passare dei chilometri diventa sempre più brullo e desertico. Infatti la caratteristica generale del tracciato è quella di un avanzamento progressivo dalla fascia predesertica dove si trova Chinini fino all'ultima tappa della corsa che va ad incontrare il grande erg sabbioso a sud di Ksar Ghilane. Il caldo comincia a farsi sentire ed i quaranta gradi vengono sfiorati ma tutto procede regolarmente, non bisogna infatti esagerare visto che nella serata è prevista una prova notturna di una decina di chilometri, e l'indomani ci sarà la tappa più lunga, ben trentadue chilometri. Alle 18,30 viene organizzato un pasta party, occorrono carboidrati per la prova notturna che prevede alle 21,30 la partenza del primo concorrente. L'ordine di partenza è inverso rispetto alla classifica generale ed il via viene dato con un minuto di distanza. L'intero tracciato è identificato con dei lumini rossi posti a bordo pista ma è il chiaro di luna che riflette una luce veramente speciale di grande suggestione. Solo un concorrente riesce nell'impresa di perdere la via e sarà ripescato dai mezzi dell' organizzazione nel giro di poco tempo. Quella della sezione notturna è stata una scommessa e, sentiti i commenti a caldo dei concorrenti, sarà certamente riproposta anche in futuro: non ha grande valenza per la classifica ma è magica! Alla conclusione della prova viene servita la cena regolare ed è nuovamente il vino a farla da padrone.
Di quando si persero i due cammellieri
La terza tappa è sulla carta la più dura, trentadue chilometri di lunghezza con i primi venti caratterizzati da una lunga pista drittissima con costanti saliscendi che mettono a durissima prova la resistenza psicologica dei concorrenti. Lo scenario è esattamente quello dei pistoni desertici dei grandi deserti australiani! La seconda parte della tappa è invece caratterizzata da un taglio in deserto aperto, senza nessuna pista con la direzione data da segnali fissi e angolo bussola, ma a causa del vento, che nella notte ha coperto le tracce dei ricognitori, e parte dei segni da loro lasciati la direzione gara decide, per motivi di sicurezza, di anticipare il traguardo al venticinquesimo chilometro ed organizzare un servizio di navette con i mezzi 4x4 per accompagnare i partecipanti alla zona scelta per il terzo campo. Siamo ai piedi del grande erg in una piana veramente magica, una sorgente, che è stata intubata e alimenta un abbeveratoio per i dromedari è la cosa più bella e inattesa che poteva capitare. Inutile aggiungere che nel giro di un attimo l'abbeveratoio si trasforma in una gigantesca vasca da bagno dove, per un giorno, i dromedari stentano a trovare lo spiraglio tra le teste dei partecipanti a bagno, per inserire il loro muso e bere tranquillamente. Che posto! Ma un ultimo momento di suspence ancora ci attende, infatti si sta avvicinando la sera e non sono ancora arrivati i due cammellieri in coda al gruppo, la guida è un po' preoccupata e viene deciso di organizzare una macchina per la ricerca, un'ora e mezza più tardi verranno trovati. Tutto bene ciò che finisce bene! Alla sera vengono allestiti i tavoloni all'aperto e con il più classico "e per tetto un cielo di stelle" si inizia la cena. Tutti sono rinfrescati dal "guazzetto" pomeridiano ed il buonumore regna sovrano. Si respira nell'aria la sensazione che domani, essendo l'ultima tappa, comunque vada sarà una passeggiata ma il giorno dopo i fatti smentiranno questa illusione.
Il fortino abbandonato della Legione Straniera
Al risveglio del mattino molti ne approfittano per passeggiare a piedi nudi sulle dune di sabbia e concedersi un momento meditativo, è difficile non restare contagiati da queste emozioni! Ma oggi è la quarta ed ultima tappa di ventisette chilometri circa. È stata leggermente modificata rispetto al programma originale, addirittura allungata per recuperare parte del terreno non percorso ieri e quei tanto attesi dieci chilometri finali di sola sabbia sono una incognita che presto verrà risolta. Dopo circa diciassette chilometri di una pista battuta parallela all'erg sabbioso è ora di andare nel mare di dune. Al controllo viene indicata una sagoma all'orizzonte che è un vecchio fortino romano che in tempi più recenti è stato occupato dalla Legione Straniera e che una trentina di anni fa è stato definitivamente abbandonato. Era una postazione a difesa dell'oasi di Ksar Ghilane importante per la sua sorgente di acqua. I concorrenti intravedono la sagoma del fortino ad una distanza di circa cinque chilometri e possono decidere la strada migliore per raggiungere il controllo posto al forte, c'è chi le dune le aggira e chi le attraversa, ognuno rimarrà convinto di aver optato per la scelta migliore. Giunti al forte e, transitati al controllo facendo riferimento alla punta dell'oasi, si cambia direzione per l'ultimo sforzo, circa quattro chilometri e mezzo e poi il traguardo. I grandi gonfiabili dell'arco di arrivo e quelli pubblicitari sono ben visibili ed improvvise energie nuove arrivano, l'aria del traguardo si sente e soprattutto l'idea del tuffo nella piscina naturale dell'oasi che è posta venti metri dopo la linea del traguardo finale. L'ultima tappa riserva ancora qualche sorpresa visto che ben cinque concorrenti in gruppo non si avvedono di una svolta e sbagliano strada perdendo tempo prezioso (venti minuti). E vista la classifica generale, con scarti di tempi molto ravvicinati, la cosa costerà una posizione per alcuni. L'ultimo tratto di dune di sabbia, pur essendo molto duro, è esattamente quello che tutti hanno immaginato della corsa nelle loro fantasie a casa prima della partenza e fortuna che è di "soli" nove/dieci chilometri perché è veramente quasi impossibile correre in questo tipo di sabbia. Ora la felicità prende il sopravvento, il tè alla menta in bordo piscina sembra "nettare degli dei" ed uno sguazzare a volte chiassoso continua fino al tardo pomeriggio. Ci attende un magico couscous e non è altro che l'antipasto della vera festa che ci attende a Djerba in hotel in una giornata di meritato riposo in attesa della serata con le premiazioni. I ringraziamenti di rito, le proclamazioni dei vincitori e dei piazzati ed una medaglia ricordo a tutti i partecipanti, qualche momento di commozione giustificato da una convivenza intensa e particolare dove si sviluppano rapporti veri ed affetti sinceri: molti pensano già alla prossima edizione ed è questa la vera misura per capire che la gara ha avuto il successo auspicato.
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